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L’obesità è una malattia cronica: la storia di Sara

A cura di Greta Piccininni.

La chiamiamo Sara.

Ma potrebbe chiamarsi Teresa. Potrebbe chiamarsi Marco. Potrebbe chiamarsi Ginevra, Fabio, Giulio, Veronica Maria, David o Emanuela.

Sara è quella ragazza che fin da bambina ha un corpo troppo grande per il suo animo timido e riservato. A cui bastava un angolo per nascondersi, ed invece si è ritrovato in un enorme stanza piena di gommapiuma che assorbe le sue urla di sofferenza e contro cui rimbalzano tutti i suoi tentativi di guarire. Guarire da quella malattia che si chiama obesità, ma che nessuno chiama con quel nome.

Aldilà di quelle pareti ben rivestite, infatti, la maggior parte delle altre persone la chiamano con tantissimi altri nomi: “pigrizia”, “incapacità di controllo”, “ciccia”, “palla di lardo”.

Tutti nomi sbagliati. Lei ora lo sa. Ma perfino a lei ci è voluto tanto tempo per capirlo.

Quando è iniziato tutto questo?

Era solo una bimba quando ha iniziato a capire che era diversa dagli altri, che aveva qualcosa che non andava. Qualcosa che sembrava essere colpa sua e che portava gli altri bambini a starle lontano e a offenderla, a ridere di lei. E poi è continuato: la cattiveria innocente dei bambini si è trasformata in quella più consapevole degli adolescenti, senza soluzione di continuità.

A dire il vero, ogni tanto qualcuno le ha teso la mano e lei la ha guardata diffidente e speranzosa, ma forse ci ha messo troppo ad afferrarla. Forse ha perso l’attimo, forse è stata lenta, pigra, pesante, proprio come dicevano tutti.

Non sa come mai, fatto sta che quella mano si è ritirata prima che potesse afferrarla.

Le sembrava di non aver mai avuto il controllo su niente. Così come non aveva mai avuto il controllo nemmeno sul cibo. Era sempre stato il cibo a controllare la sua vita.

E così, per lungo tempo, Sara ha sofferto. Ha sofferto così tanto che si è quasi abituata al dolore. Per questo, si ritirava in sé stessa, in un angolino di quella stanza enorme, con lo sguardo basso. Non voleva guardare negli occhi nessuno per la paura di vederci dentro il riflesso del suo corpo enorme e il disprezzo, la derisione o la compassione che scatenava negli altri.

Oggi qualcosa sta cambiando…

Oggi tutto quello che Sara e molte altre persone come lei hanno passato ha un nome in inglese e molto di moda: lo chiamano body shaming, o meglio ancora fat shaming, che vuol dire letteralmente “Il comportamento di chi deride in modo sprezzante una persona grassa o considerata tale”.

Oggi si sta finalmente diffondendo la consapevolezza che l’obesità e la continua lotta contro il cibo e l’accumulo di grasso corporeo che moltissime persone devono combattere ogni giorno non è frutto di pigrizia, golosità o incapacità di controllarsi. È una malattia cronica. Si tratta di una patologia vera e propria, che non può essere superata o sconfitta solo con forza di volontà e autocontrollo.

L’organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’obesità come una patologia cronica caratterizzata da un eccesso di grasso corporeo e causata da fattori genetici, endocrini, metabolici e ambientali.

È una malattia molto seria che può causare problemi medici, psicologici, fisici, sociali ed economici.

Oggi, finalmente piano piano l’obesità è sempre più riconosciuta come un problema importante di salute pubblica, anche se purtroppo siamo in ritardo, visto che dal 2000 il numero degli adulti in sovrappeso ha superato il numero di quelli sottopeso.

Per questo ritardo noi tutti dovremmo scusarci con Sara, Teresa, Marco, Ginevra e tutti quelli che hanno vissuto un’infanzia, un’adolescenza e tutt’ora vivono una vita difficile non solo a causa di una malattia cronica come l’obesità, ma anche della derisione di chi credeva fossero solo pigri e privi di controllo.

Giornata mondiale dell’Obesità

Il 4 marzo di ogni anno ricorre la Giornata mondiale dell’Obesità, istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, che coinvolge organizzazioni, associazioni e individui, con l’obiettivo di invertire la crisi globale dell’obesità. La giornata ha lo scopo di sensibilizzare e incoraggiare la prevenzione dell’obesità, scoraggiando discriminazioni e pregiudizi nei confronti delle persone che vivono con l’obesità.

è in questa giornata che più che mai è opportuno, anzi, doveroso affermare con forza e contribuire a condividere il più possibile il messaggio che l’obesità è una malattia cronica, grave, che danneggia gravemente la salute e riduce la qualità di vita. Fallo anche tu!

Referenze

https://www.treccani.it/vocabolario/neo-fat-shaming_%28Neologismi%29/

 https://www.who.int/health-topics/obesity#tab=tab_1

Obesità, una malattia sociale, Istituto Superiore di Sanità https://www.epicentro.iss.it/croniche/ObesitaEpidemiaSociale

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